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Di cosa mi occupo

La consulenza psicologica è uno spazio d’ascolto in cui la persona in difficoltà può esprimere il suo disagio e richiedere un aiuto. Insieme al professionista, ti verrà dato modo di analizzare tutti gli aspetti legati alla situazione problematica: origine del problema, aspettative individuali ad esso legate, possibili risorse da mettere in campo e possibili interventi da attuare.

Viene effettuata, dunque, quella che viene definita “l’analisi della domanda”, al fine di orientare la persona verso un adeguato progetto di cura.

Sostegno Psicologico

Il Sostegno Psicologico è un intervento svolto da uno psicologo o da uno psicoterapeuta finalizzato al raggiungimento e al mantenimento di uno stato di benessere della persona. Quando non emergono segnali evidenti di grave disagio psichico, che invece richiederebbero un intervento psicoterapeutico, il lavoro di sostegno si concentra prevalentemente sulla messa a fuoco del problema, sulla definizione di obiettivi chiari e realistici da poter raggiungere e sulle risorse personali che la persona ha a disposizione e sulle quali può far leva per riscoprire un nuovo senso di efficacia e di autonomia.

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Psicoterapia Individuale

La Psicoterapia Individuale è un percorso che può essere intrapreso quando vi è una forte motivazione a comprendere l’origine del proprio malessere, che può essere legato a problemi o conflitti personali, difficoltà di accettazione di sé o del proprio contesto di appartenenza, difficoltà nelle relazioni e nel contattare il proprio mondo interiore. E’ un lavoro, dunque, che agisce più a livello identitario, che mira ad un cambiamento, ad aumentare la consapevolezza di se stessi e del proprio funzionamento psichico, con l’obiettivo di intervenire e modificare quegli aspetti disfunzionali che determinano sofferenza.

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Psicoterapia Familiare

La Psicoterapia Familiare è un modello di intervento rivolto all’intero sistema familiare e al suo contesto di appartenenza, al quale la famiglia ricorre nel momento in cui soffre per eventi che l’hanno colpita, vissuti come traumatici, o sperimenta difficoltà legate a specifici passaggi evolutivi, destabilizzandosi in quello che era un equilibrio funzionale mantenuto fino a quel momento. Difronte a queste nuove esigenze di vita, la famiglia è costretta a riadattarsi e dunque ritrattare quelle regole interiorizzate e condivise. Quando fallisce in questo tentativo, per via di una forte rigidità di schemi interattivi, i suoi membri possono arrivare ad esprimere un profondo disagio e spesso manifestare forme sintomatologiche.

L’obiettivo fondamentale della terapia familiare consiste, dunque, nell’aiutare l’intera famiglia a superare la situazione paralizzante in cui si trovano, dandosi la possibilità, attraverso lo spazio terapeutico, di dar voce alla propria sofferenza, di avere una consapevolezza dei ruoli e funzioni che ognuno ha e trovare nuovi canali comunicativi e di interazione.

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 Psicoterapia di Coppia

La Psicoterapia di Coppia è un intervento terapeutico finalizzato ad aiutare la coppia in crisi, che cerca di superare la difficoltà che sta attraversando. La coppia, nella sua evoluzione, vive inevitabilmente dei cambiamenti che possono generare periodi di disagio e intensa sofferenza che vengono gestiti in modi disparati: allontanamento, assenza di dialogo, accesa conflittualità, ecc.; il risultato è di sentirsi scomodi in una relazione che si vorrebbe mantenere, ma che non soddisfa più. Lo spazio terapeutico può essere per i partner un’opportunità per esprimere in modo autentico le proprie emozioni e i propri bisogni affettivi, che vengono spesso vanificati o sono mancanti di un riconoscimento.

L’obiettivo è, dunque, quello di favorire un ascolto empatico tra i partner, promuovere uno stile comunicativo più funzionale, adottare un atteggiamento più tollerante e flessibile che li aiuti ad osservare e rinegoziare le regole su cui poggia quel legame.

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Training Autogeno

Il Training Autogeno (T.A.) è una tecnica di rilassamento, di “autodistensione psichica e somatica” elaborato dallo studioso berlinese J.H. Schultz. Conosciuta e utilizzata in tutto il mondo, viene applicata con numerosi benefici in diversi ambiti (psicologico, sportivo, medico lavorativo, ecc.)  e per intervenire su diverse sintomatologie (ansia, gestione dello stress, insonnia, emicrania, asma, attacchi di panico, ipertensione, patologie con base psicosomatica ecc.). Con l’aiuto e la guida del professionista, la persona viene istruita e accompagnata nell’ acquisizione della tecnica attraverso la messa in atto di una serie di sei esercizi, volti a modificare il tono muscolare, la funzionalità vascolare, l’attività cardiaca e polmonare fino all’equilibrio neurovegetativo e lo stato di coscienza. Rappresenta dunque un percorso di conoscenza e di consapevolezza dei propri vissuti psicologici attraverso il contatto con il proprio corpo. Questo tipo di esperienza di apprendimento richiede motivazione e costanza nel tempo; è infatti fondamentale che la persona svolga regolarmente e in modo autonomo gli esercizi e che si confronti con il professionista per favorire ed elaborare il vissuto che emerge durante lo svolgimento degli esercizi.

Un’attenzione particolare viene rivolta al primo colloquio informativo e valutativo, per stabilire se ci siano o meno controindicazioni all’utilizzo della tecnica, valutando così l’idoneità della persona sul piano psicologico e fisico.

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Sostegno alla Genitorialità

Il Sostegno alla Genitorialità è un intervento psicologico indicato per quei genitori che vivono con disagio il proprio ruolo genitoriale in particolari momenti della loro esperienza: arrivo di un figlio, problematicità legate all’infanzia, reazioni conflittualità nel periodo adolescenziale, criticità legate a separazioni, gestione di eventi traumatici ecc. Tale percorso può essere anche rivolto semplicemente a chi vuole saperne di più, chi vuole comprendere e migliorare le interazioni con i propri figli, senza vivere una reale difficoltà. Si parte dunque da un coinvolgimento attivo della coppia nell’esplorazione di diversi aspetti del loro rapporto con i figli. Ad esempio si osserva, insieme, quali atteggiamenti educativi e comunicativi vengono messi in atto, quali personali aspettative questi genitori hanno nei riguardi dei loro figli, che tipo di risposta comportamentale possono manifestare questi ultimi e che significato essa può assumere. Il percorso, per cui, mira a sostenere e accrescere le competenze genitoriali, sensibilizzando l’adulto ad adottare un dialogo costruttivo, facilitando il confronto, e creando quel clima in cui diventa possibile mediare e gestire eventuali conflitti, essendo in grado di cogliere e rispondere in modo congruo ai bisogni fisici, emotivi e di sicurezza affettiva dei figli.

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Valutazione Psicodiagnostica

La Valutazione Psicodiagnostica è un’attività di intervento psicologico finalizzato alla comprensione del funzionamento psichico della persona, ovvero come questa percepisce, comprende ed elabora la realtà in cui vive.

Attraverso una molteplicità di dati clinici, che vengono organizzati e integrati (colloquio clinico, osservazione, raccolta anamnestica, fase di somministrazione dei test, computo dei dati) è possibile formulare una diagnosi e identificare un profilo di personalità, che metta in luce gli aspetti cognitivi, evolutivi, affettivi e relazionali del soggetto valutato. Diversi sono contesti applicativi dell’Assessment psicodiagnostico: in ambito clinico, come presupposto fondamentale per facilitare la costruzione di un’alleanza terapeutica e permettere al clinico di orientarsi nella pianificazione dell’intervento terapeutico più idoneo da attuare; in ambito giuridico-peritale, consentendo ai giudici o agli avvocati di poter far riferimento a elementi concreti per giustificare decisioni o eventuali richieste; nella selezione del personale, nel ricercare quelle figure professionali più indicate alla tipologia di lavoro richiesto e, ancora, in ambito scolastico per ottenere indicazioni relative ad un programma educativo e di apprendimento da realizzare in base alle esigenze e le caratteristiche peculiari di quello specifico studente.

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Consulenza Tecnica di Parte

Secondo l’Articolo 201 del c.p.c.: “Il giudice istruttore, con l’ordinanza di nomina del consulente, assegna alle parti un termine entro il quale possono nominare, con dichiarazione ricevuta dal cancelliere, un loro consulente tecnico.

Il consulente della parte, oltre ad assistere a norma dell’articolo 194 alle operazioni del consulente del giudice, partecipa all’udienza e alla camera di consiglio ogni volta che vi interviene il consulente del giudice, per chiarire e svolgere con l’autorizzazione del presidente, le sue osservazioni sui risultati delle indagini tecniche”, durante un procedimento giudiziario, civile o penale, le parti possono avvalersi di un Consulente Tecnico di Parte (CTP), conferendogli l’incarico attraverso gli avvocati secondo le procedure previste dalla legge.  Il CTP è una professionista competente in merito alla materia oggetto di consulenza tecnica e assiste il proprio cliente, affiancando le operazioni peritali del CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio nominato direttamente dal Giudice) e verificandone la procedura e l’adeguatezza metodologica.

Se da un lato assolve la funzione di controllare, dall’altro ha la facoltà di interagire con il CTU fornendo, essendo un esperto, informazioni ed elementi aggiuntivi, che lo aiutano a decidere alla fine del procedimento.

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Psicologia Perinatale

psichica sono maggiori, poiché le sollecitazioni ormonale, psicologiche, affettive, familiari e sociali a cui è sottoposta sono innumerevoli. Molte donne riferiscono alterazioni del tono dell’umore subito dopo il parto; questa è una condizione piuttosto frequente dovuta a un repentino calo degli ormoni  necessari durante la gravidanza. La Maternity Blues, ad esempio, insorge 2-3 giorni dopo il parto e scompare all’incirca entro una decina di giorni. La donna può sentirsi stanca, triste, confusa, angosciata, con pianto ricorrente e instabilità dell’umore. Sebbene sia una condizione che scompare da sola, è di fondamentale importanza prestare attenzione a decorso di questa fase, supportando la persona, ascoltandola in quelli che sono i suoi sentimenti e le sue paure.

Avere una consapevolezza di ciò che accade sul piano psichico e fisiologico nel post-parto può essere importante per la donna e per chi le sta accanto, per accogliere questo momento senza sentirsi inadeguati o colpevolizzandosi per quanto provato.

La Depressione Post-Partum, invece, è una forma patologica più grave che colpisce il 10-20% delle neo-mamme, prevalentemente nel primo trimestre dopo la gravidanza, ma può esordire anche in seguito. Dura molto di più di 10 giorni ed è caratterizzata dalla compresenza di una molteplicità di sintomi, come: alterazione del ciclo sonno-veglia, dell’appetito, nervosismo, irritabilità, sconforto, apatia, senso di inadeguatezza, tristezza, indifferenza verso il bambino ecc. E’ una condizione piuttosto grave che necessita di un percorso di presa in carico e di cura, che, se non affrontata, incide pesantemente sulla vita della donna, sulla relazione con il bambino e lo sviluppo di un sano legame di attaccamento e sulle relazioni familiari.

Solo in casi molto rari, nello 0,2%, può manifestarsi una condizione patologica assai più grave come la Psicosi Post-Partum. La donna in preda alla psicosi vive un profondo malessere, un vero e proprio distacco dalla realtà, con vissuti persecutori, spesso proiettati nella figura del bambino che ha scatenato tutta la crisi. Queste sono condizioni di disagio così pervasive che possono sfociare in atti estremi come infanticidio o il suicidio.

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Valutazione e Diagnosi dei Disturbi Specifici Dell’Apprendimento (DSA)

 

Sulla base del deficit funzionale i DSA riconosciuti in Italia dalla Legge 8 ottobre 2010, n. 170 sono:

  • Dislessia, ovvero disturbo della lettura, intesa come abilità di decodifica del testo scritto (capacità di riconoscere e denominare velocemente e correttamente le parole di un testo). La lettura delle parole può risultare imprecisa o lenta e può presentarsi una difficoltà di comprensione del significato di ciò che si è letto
  • Disortografia, ovvero disturbo della scrittura, intesa come abilità di codifica fonografica e competenze ortografiche (errori di aggiunta e/o di omissioni di lettere, errori di sostituzioni ecc.). La disortografia riguarda soltanto l’aspetto linguistico della scrittura, ossia i deficit nei processi di cifratura e non quelli di natura motoria (intesa come realizzazione grafica)
  • Discalculia, ovvero disturbo specifico del calcolo, che riguarda l’area matematica; connotato sia da debolezza nella strutturazione cognitiva delle componenti di cognizione numerica (intelligenza numerica basale: subitizing, meccanismi di quantificazione, comparazione, seriazione, strategie di calcolo a mente), sia da difficoltà nelle procedure esecutive (lettura, scrittura e messa in colonna dei numeri), sia difficoltà nel calcolo (recupero dei fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto).
  • Disgrafia, ovvero disturbo specifico della scrittura, che riguarda la realizzazione grafica (grafia), in assenza di disturbi della coordinazione motoria. Spesso è caratterizzata da una grafia incomprensibile e difficoltà a rispettare i margini o lo spazio del foglio.

Per la Dislessia, Disgrafia e Disortografia è possibile effettuare una diagnosi di DSA, per poi rilasciare la relativa certificazione, dalla fine della seconda classe della scuola primaria, mentre per la Discalculia è necessario aspettare la fine della terza classe della scuola primaria.

La certificazione è necessaria ai fini della stesura del Piano Didattico Personalizzato (PDP), che è un documento nel quale vengono riportati: la Diagnosi emersa dalla Valutazione Diagnostica,  le caratteristiche individuali dell’ alunno con DSA, le sue personali difficoltà, i suoi punti di forza, come la scuola dovrebbe opportunamente intervenire nei sui confronti, quali sono state le segnalazioni e gli interventi precedentemente intrapresi dal corpo docente ecc.

Qualora la famiglia fosse in possesso di una diagnosi di DSA, ma non avesse ancora la certificazione (documento indispensabile perché vengano attuati gli aiuti previsti dalla legge 170/2010), la Circolare Ministeriale n.8 del 6 marzo 2013 riporta la necessità di “adottare comunque un piano didattico individualizzato e personalizzato  nonché tutte le misure che le esigenze educative riscontrate richiedono”, per tentare di intervenire tempestivamente nei confronti dell’alunno o dello studente.

Riferimenti bibliografici:

  • DSM V “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” 2014, Raffaello Cortina Editore, Milano
  • Consensus Conderence “Disturbi Specifici dell’Apprendimento” 2011, Istituto Superiore di Sanità
  • Il Filo di Arianna; E. Lampacrescia; L. Pofiri “BES e inclusività Metodi e strumenti per una didattica individualizzata e personalizzata”; 2015 La Spiga Edizioni
  • Vito; P.E. Tressoldi; G. Lo Presti “Diagnosi dei Disturbi Specifici Dell’Apprendimento Scolastico” 2012 Erickson Editore

Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi “I DSA e gli altri BES Indicazioni per la pratica professionale” 2016

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Tutoraggio didattico per alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento DSA e BES

Il Tutor didattico non è un insegnante di sostegno o un aiuto compiti, ma un professionista specializzato nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che ha acquisito specifiche competenze metodologice, didattiche e relazionali sui DSA. Promuove un lavoro integrato tra alunno, i genitori e la scuola, facilitando la comunicazione con l’obiettivo di individuare eventuali indicatori di disagio emotivo, come anche la condivisione di linee di intervento e di prevenzione di quest’ultimo.

Affinché lo studente possa apprendere in modo sereno ed efficace, Il tutor lo affianca lungo il suo percorso scolastico, aiutandolo ad affrontare le eventuali sfide che incontrerà lungo il cammino. Lo aiuterà a potenziare le aree di criticità nello studio, motivandolo e promuovendo la sua autostima. Attraverso strategie e l’utilizzo di ausili e materiali compensativi lo condurrà verso l’acquisizione di un metodo di studi adeguato e autonomo.

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Psicoterapia EMDR

La Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio psicoterapeutico scoperto e sviluppato dalla psicologa e ricercatrice statunitense Francine Shapiro, nel 1989.

Risulta essere, oggi, un metodo evidence-based nel trattamento dei disturbi post traumatici e diversi tipi di trauma. Approvato dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dal nostro Ministero della Salute nel 2003.

La Terapia EMDR si attiene a protocolli specifici e utilizza stimoli bilaterali, come i movimenti oculari o altre stimolazioni bilaterali destra-sinistra, per facilitare la comunicazione tra i due emisferi e la rielaborazione dell’informazione traumatica; così facendo viene consentito al cervello di processare i ricordi dolorosi bloccati e non elaborati in modo adattivo.

La cornice di riferimento dell’EMDR è il modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP). Secondo quest’ultimo, gli esseri umani hanno una capacità innata di guarire dalle ferite emotive e dalle esperienze traumatiche; tuttavia, alcune esperienze vissute come altamente traumatiche, possono bloccare questo naturale processo di autoguarigione, così, l’evento traumatico esperito viene immagazzinato in reti neuronali separate, che non si connettono ai ricordi già presenti in memoria per essere elaborati e integrati. Le emozioni, le percezioni, le cognizioni e le sensazioni fisiche disturbanti che hanno caratterizzato quel momento traumatico restando lì bloccate, con tutta la loro intensità continuano a manifestarsi sotto forma di flash back (processo psichico che fa rivivere l’esperienza traumatica) in seguito a stimoli (trigger) che possono rievocarle.

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